“Un nome, una garanzia: …Pedibus!”
La testimonianza di Carlo

Siamo orgogliosi della nostra community di volontari, famiglie e piccoli camminatori e di condividere le vostre storie, esperienze e suggerimenti sul nostro Pedibus per ispirare e coinvolgere gli altri membri della nostra grande famiglia .
La testimonianza di Carlo:
“Se torno ai tempi della mia infanzia, che risale quasi alla preistoria, il nome Pedibus non lo si conosceva!
E l’Autopostale (troppo lungo in dialetto) era la Posta, perché Bus non esisteva. Solo a Lugano c’era “ul filobus”. Eccezione era l’“Omnibus” per il treno che raggiungeva stazioni extra-territoriali come Lugano e Taverne.
I bambini gironzolavano in paese, le auto non erano molte (solo all’inizio degli anni ’60 gli abitanti cominciavano ad averne una).
La signora Chiarina (madre di cinque figli), verso le 17 apriva la finestra della sua abitazione (allora una delle case con diversi piani) e, come un muezzin, chiamava ad alta voce tutti i nomi dei bambini affinché tornassero a casa.
Nelle strade si giocava con le biglie, con l’elastico, a pallone, ed ogni tanto ci si “zorlava”.
Poi, qualche madre o padre veniva a cercare il marmocchio che non ne voleva sapere di rincasare.
Per le strade giravano ancora alcune mucche, un cavallo, ul Paolìn da la Müla con il suo equino.
Cani e gatti gironzolavano inosservanti delle leggi stradali, perché in paese i cartelli della segnaletica non c’erano. I nomi delle strade si conoscevano a memoria (solo più tardi si parlò di toponomastica stradale).
Divieti, limiti di velocità e multe non esistevano. Perfino a Lugano c’erano ancora cartelli con la scritta “Cavalli al passo”.
Le forze dell’ordine c’erano eccome: l’Üscier Carlin Gianola, che si metteva il berretto con le iniziali UC quando consegnava ai fuochi le buste per le votazioni, o quando con una manovella abbassava la lampada in piazza perché si giocava a tombola.
La Gendarmeria Cantonale c’era, sì: un agente al posto di polizia a Taverne. Luogo già considerato extramuros da noi. ☺️
La scuola la si raggiungeva a piedi, senza accompagnatori.
Solo dalle Scuole Maggiori di Gravesano un postale che arrivava e partiva da Rivera ed un altro da Arosio portava e riportava gli alunni di Lamone, Cadempino, Taverne, Torricella, Manno, Bedano, Arisio, Mugena e Fescoggia.
In inverno, a causa della neve, il postale non scendeva dalla “Penudria” perché troppo in pendenza. E allora tutti a casa a piedi. Ma anche nel resto dell’anno spesso si tornava a casa a piedi per non aspettare il postale.
Durante il tragitto ci macchiavamo di gravi delitti, come rubare mele o uva; le piante di papavero non c’erano.
Incidenti di percorso, a mia memoria, non ce n’erano.
Le auto erano poche, le biciclette pure. Il traffico era modesto.
Per i genitori era ovvio che i bambini (salvo forse quelli dell’asilo) andassero da soli a piedi.
Allora ci si conosceva tutti.
Personaggi malintenzionati non se ne incontravano. 😌
Bene, questa è un po’ la storia dello scolaro d’antan di Lamone. Ma penso che valga anche per altri coetanei in altri paesi. 😌
Ma i tempi sono cambiati. Non in bene o in male, sono solo cambiati!
Oggi i ragazzini che vanno a scuola sono esposti a difficoltà che noi non avevamo, e quindi un loro accompagnamento “pedestre”, ma anche un supporto didattico, è più che utile.
Infatti, Pedibus propone diverse attività che favoriscono la conoscenza e la convivenza tra adulti e bambini.
Camminando nella mia attuale domus a Camorino, vedo con piacere questo servizio di volontariato. 👍
E quando torno a Lamone e vedo la nuova scuola dell’infanzia (un grande stabile, dove prima c’era una villetta con giardino), situata esattamente dove io abitavo, e le strade con i cartelli segnaletici che ti fanno esclamare:
“Sa po passà? Ah no… è pö… ma sì…”
mi rendo conto che non sono nato ieri. 😁
E allora il Pedibus ha ragione di esistere. 👍”
Carlo Schoch

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